Uno pensa di sfangarsela con poco - un libro, si sa, fa fine e non impegna - e il regalo di Natale è presto fatto. Che ci vuole? Errore. Perché poi si aspetta sempre l’ultimo minuto, sommersi dalle scadenze di fine anno, si entra in libreria il 24 sera e si cade nel panico. Ho assistito a dialoghi surreali fra il clienti e commessi spazientiti. «Devo regalare un libro, cosa mi consiglia?» Hai detto niente! Ce ne sono a migliaia. E sapere se è per un bambino, una signora o un giovanotto non fa poi molta differenza. Regalare un libro è una cosa intima. È un ponte fra chi regala e chi riceve il regalo. Mica scherzi. È la cartina di tornasole che verifica la conoscenza reciproca, le reciproche affinità. Ho una cara amica che, in gioventù, mi ha regalato, Natale dopo Natale, tutta l’opera di Raymond Chandler. Era il nostro patto, il nostro legame. Comunque fosse andato l’anno, qualsiasi cosa mi fosse toccata in sorte, avevo la certezza che sotto l’albero una cosa bella, un pensiero affettuoso, nostro, ci sarebbe stato. Io durante l’anno non compravo libri di Chandler, lei a Natale non me ne regalava di altri autori. Al punto che finita l’opera omnia smise di regalarmi libri, passò ad altri generi di doni.

Quindi non fiondatevi in libreria all’ultimo minuto a raccattare ciò che capita nella paccottaglia di «libroidi», quelli che si vendono solo a Natale e che, tipicamente, non vengono mai neppure aperti da chi li riceve: testi di cucina, monnezzoni scandinavi, pseudosaggi di giornalisti televisivi. Fate un respiro profondo. Ragionate. Non guardate le classifiche di vendite, non è detto che il libro giusto, quello da regalare a quella - e solo quella - persona cara stia proprio lì.

Io di mio ho già qualche idea. Con la vicina di casa fanatica dell’oggetto libro, dell’oggetto in sé, che annusa le pagine, che palpeggia la copertina, una lettrice, per capirci, che se potesse comprerebbe solo Sellerio o Adelphi, indifferentemente da quello che pubblicano, vorrei condividere la mia passione per una piccola casa editrice trentina, la Keller editore: non sbagliano un colpo! Libri belli, curati, traduzioni di autori mitteleuropei, fra l’Ucraina e la Boemia, fra l’Austria e la Polonia. Un vero serbatoio di bibliodiversità. A dover fare un titolo, fra i tanti, forse suggerirei la nuova uscita di Patrik Ourednik, Caso irrisolto, (Keller, pp. 224, €15,50) inconsueto giallo di uno scrittore ceco che in Francia è stato molto apprezzato. E giusto per restare oltralpe, all’amico dottissimo e snob, che è convinto che non esistano autori viventi interessanti nel mondo, gli regalerei Bussola, di Mathias Enard (edizioni e/o, pp. 418, €19), Premio Goncourt 2015. Un libro dove, nei fatti, non succede niente per centinaia di pagine. Eppure, letto questo infinito flusso di coscienza notturno, si guarda alle culture orientali e occidentali non come ad uno scontro di civiltà, ma come un infinito incontro amoroso.

All’amica spensierata, intenta solo al proprio io quotidiano, darei da leggere il bellissimo libro di Bruno Arpaia, Qualcosa, là fuori (Guanda, pp. 220, €16), romanzo postapocalittico che ci racconta a quale disastro ambientale siamo destinati se non facciamo subito qualcosa, fin da oggi. Troppo deprimente? Ma no. I libri, quando sono belli non deprimono mai. E comunque non mancano i romanzi divertenti da consigliare. Penso, per dire, che alla mia nipote adolescente che odia le materie scientifiche, impacchetterò lo spassoso La chimica della bellezza (Feltrinelli, pp. 270, €17) di Pier Sandro Pallavicini, colmo di aneddoti sui grandi nobel della chimica; e che al fidanzato di mia figlia, che del Novecento ha un’idea vaga, regalerò Le cento vite di Nemesio (edizioni e/o, pp. 500, €18) di Marco Rossari, autore che adoro per la sua intelligenza e lievità. Un’intero secolo in un libro. Un romanzo picaresco e mai ampolloso.

Infine mi piacerebbe fare un regalo ad un amico che non c’è più. Tommaso Labranca, la migliore mente della mia generazione, che purtroppo ci ha lasciati a fine agosto. Mi piacerebbe si continuassero a leggere i suoi testi geniali, precisi, ficcanti. Spesso dimenticati, introvabili, fuori catalogo. E allora regalerò il suo ultimo gioiello, Vraghinaroda, un - come afferma il sottotitolo - «viaggio allucinante, fra creatori mediatori e fruitori dell’arte». Dopo averlo letto guardo le mostre d’arte contemporanea, e tutto il circo di annessi e connessi, con occhi differenti. Fatelo anche voi. Ma attenzione, il libro, elegante già dalla copertina, non si trova in nessuna libreria. Ormai Tommaso era arrivato ad autopubblicarsi, non trovando più alcun editore che fosse interessato alla sua intelligenza. Andate sul sito www.20090.eu e ordinatene una copia. Non ve ne pentirete.

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