La fine del mondo non sarebbe arrivata

Publié le lunedì  14 maggio 2018
Mis à jour le giovedì  14 marzo 2019

La fine del mondo non sarebbe arrivata

Quodlibet, 2018.


 L’avvenire del mondo

L’avvenire non è più quello di una volta. Ve ne sarete accorti: l’avvenire non è più quello di una volta.
In passato, l’avvenire si svolgeva principalmente secondo tre modalità.

[1] Il mondo finiva e tutto ricominciava da zero con un mondo uguale: visione pessimistica di gran parte delle credenze.

[2] Il mondo finiva in uno spargimento di sangue terribile e definitivo, e poi si realizzava un mondo di felicità: visione ottimistica di certe religioni.

[3] Il mondo non finiva mai e la felicità, che ne era il fermento, andava crescendo fino alla fine dei tempi, essi stessi indefinitamente rinnovabili: visione sconsiderata dei fini della Storia.

Ma, agli inizi del XXI secolo, queste teorie avevano fatto il loro tempo. Le previsioni erano cambiate. Chiunque fosse provvisto di un minimo di senso della realtà concordava su un punto: quale che sia la procedura scelta, andrà a finire male. O con un terribile spargimento di sangue seguito da niente di niente, ipotesi ottimistica. Oppure con spargimenti di sangue un po’ dappertutto seguiti da altri spargimenti di sangue un po’ dappertutto, indefinitamente, finché l’universo si sarà espanso abbastanza da raggiungere una densità di valore infinito, provocando così la distruzione delle galassie e dei poveri disgraziati che ci abitano. Alcuni osservatori aggiungevano un elemento ulteriore: un parallelo abbrutimento dell’umanità finora senza precedenti.

 Gaspard e i bombardamenti

Gaspard era nato il 13 febbraio 1955, giorno del decimo anniversario del bombardamento di Dresda, una città tedesca, da parte delle forze aeree alleate. Allora i tedeschi e gli alleati erano in guerra; in seguito, quando nacque Gaspard, gli alleati e la maggior parte dei tedeschi erano diventati alleati anche loro. Era nato in un paesino nel paesaggio piatto e desolato del nord della Francia; non ricordo il nome. Sua sorella maggiore era morta accidentalmente all’età di cinque anni, quando lui ne aveva tre; diventato figlio unico di una famiglia ragionevolmente benestante, nutriva un vago desiderio di soddisfare al meglio le aspettative dei suoi genitori, traumatizzati da ciò che i vicini chiamavano il loro dramma familiare. Fino all’età di quattordici o quindici anni aveva parlato alla sorella morta chiedendole consiglio; poi aveva smesso di interpellarla. Liceo a Lille, studi universitari alla Sorbona, lettere e civiltà anglo-americana. La sua tesi, mai finita, era su tre dei quattro romanzi dello scrittore americano degli anni Trenta Nathanael West, Miss Lonelyhearts, A Cool million e The Day of the Locust. Si trattava di dimostrare l’evoluzione dello scrittore: nel primo romanzo l’America va a grandi passi verso la rovina; nel secondo sprofonda nell’incubo; il terzo sfocia nell’Apocalisse. Già, la fine del mondo. Lasciata l’università, era rimasto quasi tre anni negli Stati Uniti, dove si era avvicinato all’underground: era lo spirito dei tempi. È in quel periodo che aveva conosciuto la nipote del futuro presidente degli Stati Uniti, cosa che in seguito, nell’arco di qualche mese, gli avrebbe cambiato la vita. Si erano incontrati a un concerto rock, come tutti.

In quell’epoca lieta, l’America combatteva il comunismo e l’imperialismo sovietico in nome della democrazia e dell’ordine del mercato, e il comunismo combatteva l’imperialismo americano e il capitalismo in nome del proletariato e della fine della Storia. Il resto del mondo aveva solo un’importanza relativa.

Di ritorno in Francia, Gaspard si era stabilito a Parigi come traduttore: a parte la quantità innumerevole di stupidaggini che gli facevano tradurre i suoi editori, era riuscito a imporre qualche autore che gli stava a cuore: Donald Barthelme, Joan Didion, Richard Brautigan, Kurt Vonnegut. Vonnegut era l’autore di un libro sul bombardamento di Dresda, Slaughterhouse-Five. Il bombardamento di Dresda aveva fatto più morti della bomba atomica sganciata sei mesi dopo su Hiroshima, una città giapponese, ma era meno famoso. Era un banale fatto d’armi. La bomba atomica invece era divinamente spettacolare, e fa parte della natura dello spettacolo essere più accattivante del semplice conteggio dei morti. Per ciascun morto nel XX secolo sono apparse in media sulla terra 2,55 vite umane, mentre in definitiva in quello stesso periodo gli spettacoli che avevano lasciato il segno sull’immaginazione non erano molti.

Quella notte il bombardamento di Dresda aveva fatto circa 100.000 morti.

255.000 neonati avevano lanciato il loro primo grido di terrore.

Ma Gaspard non era ancora nato.

 La Dicke Bertha e io

Quanto a me, sono nato il 12 agosto, il quarantacinquesimo anniversario del giorno in cui fu messa in servizio la Dicke Berta, un cannone dalla portata di dodici chilometri e mezzo; accadeva nel 1914; allora i tedeschi e gli alleati erano in guerra. Una guerra altamente moderna: ci si era resi conto che più c’erano cannoni, meno si perdevano vite umane. Col passare dei mesi, il numero di cannoni aumentava, cosicché le perdite invece diminuivano: questo dava pensiero a certi generali conservatori, ma alle truppe piaceva. Sta di fatto che gli stessi ordigni che permettono di economizzare le perdite contribuiscono per natura al prolungamento della guerra, e quindi all’aumento delle perdite. Tutto sommato, è molto più caritatevole un bel combattimento a colpi di spada o di machete.

Sono nato a Praga, città cara a coloro il cui spirito, per realizzarsi, reclama la decadenza. Era la capitale di un paese dal nome impossibile da ricordare, la Cecoslovacchia. Troppo lungo: oltre le tre sillabe, a meno che non abbia vinto o perso una guerra importante, un paese non esiste.

 Pernod-Ricard

Torniamo a Gaspard. Ci siamo incontrati agli Stati generali della traduzione ad Arles, una città in Francia, paese in cui vivevamo all’epoca. Come traduttori, eravamo tutti e due dei fuori classe. L’eccellenza esiste, anche se può essere riconosciuta solo dai pari per eccellenza: i mediocri troveranno sempre da ridire, per frustrazione quando la loro mediocrità è incompleta, per inettitudine quando è totale.

Il problema è che l’eccellenza in questo mestiere conduce inevitabilmente a quel che si direbbe, se non fosse un lavoro cosiddetto autonomo, non arrivare a fine mese: la fine del mese sopravviene inopinatamente. Qualche extra si rivela necessario. Gaspard arrotondava elaborando slogan pubblicitari per una casa produttrice di liquori, la Pernod-Ricard, marchi Pernod, Ricard, Pastis 51, Suze, Soho ecc. Si devono a lui vari slogan che presso la popolazione avevano incontrato un certo favore.

BEVETE CON MODERAZIONE, MA BEVETE SODO!
L’abuso di alcol nuoce gravemente alla salute

RICARD, UN AMICO DI SPIRITO
L’abuso di alcol nuoce gravemente alla salute

SUZE TI TIRA SU
L’abuso di alcol nuoce gravemente alla salute

PASTIS, STIMATO DAGLI SPIRITI FORTI
L’abuso di alcol nuoce gravemente alla salute

RICARD, RICCO DAVVERO
L’abuso di alcol nuoce gravemente alla salute

PASTIS. DI CHE PASTA SEI FATTO?
L’abuso di alcol nuoce gravemente alla salute

Altre sue proposte erano state respinte dalla direzione marketing.

UN BICCHIERE VA BENE, DUE BICCHIERI ANCHE MEGLIO
L’abuso di alcol nuoce gravemente alla salute

SUCCHIALO, UN SUZE!
L’abuso di alcol nuoce gravemente alla salute

L’abuso di alcol nuoce gravemente alla salute era una dicitura di legge obbligatoria su qualsiasi mezzo pubblicitario. In mancanza di una nuova guerra sul territorio europeo, bisognava trovare qualcosa che tenesse occupata la popolazione, e per tenere occupata la popolazione non c’è niente di meglio che sapere di essere in pericolo.

In seguito Gaspard era diventato, per caso e per soli otto mesi, consigliere del presidente americano più stupido della storia del paese; si era trasferito negli Stati Uniti. Poi era tornato in Francia, avendo messo da parte di che vivere per un po’. Era accaduto nei primi anni del secolo passato dell’era cristiana.

Quanto a me, sono diventato più banalmente uno scrittore. La mia principale occupazione consisteva quindi nell’organizzare dei cosiddetti laboratori di scrittura in cui facevo credere a persone desiderose di acquisire lo statuto di creatore che questo fosse alla loro portata.


Traduzione di Andrea Libero Carbone.