Patrik Ourednik, Europeana
Max Stefani
Il Mucchio selvaggio, 1 marzo 2006
Come recita il sottotitolo, questo libro è una “breve storia del xx secolo”. Una storia particolare, però, rispetto alle molte che circolano in libreria. Ourednik si diverte ad evidenziare continuamente le contraddizioni che hanno segnato l’ultimo secolo. In tutti i campi. Dall’utilità dell’elettricità al terrore del millennium bug, fino alle varie teorie sulla religione, il positivismo, la metafisica, le continue delusioni sulla certezza che la scuola dell’obbligo e l’istruzione avrebbero reso l’uomo migliore, la società dei consumi, il milite ignoto, la gomma da masticare, il genocidio, la croce rossa, gli scientologici, il sesso… Qualcuno si ricorda di quando i comunisti dicevano che i membri di una società comunista non avevano bisogno del sesso, perché il piacere più alto per l’uomo proviene dal lavoro? Alcuni capitoli, come quelli sulla gente che smette di credere in Dio e cerca il modo di esprimere l’assurdità del mondo inventando il futurismo, l’espressionismo, il dadaismo, sono esilaranti. Come non sorridere amari quando si parla dei testimoni di Geova? Come non disperarsi sulle varie trasformazioni culturali della società, sulle nevrosi? Come non farsi vincere dallo scoramento di fronte a tante fesserie? Quando si arriva alla fine della lettura di Europeana, di fronte a questo continuo sfacelo di tutte le teorie, di tutte le spiegazioni e di tutti i tentativi per rendere la nostra vita migliore, di fronte alla nostra stupidità, resta un senso di disperazione, di impotenza. Che povera cosa è il genere umano! E quanto sono inutili i nostri sforzi per capire o migliorarsi. Un libro che lascia poche speranze a chi voglia confidare nel “progresso” delle coscienze.